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Milazzo. Franco Bertoli e il suo “Panchine Pensanti”. ieri sera a Villa Vaccarino. Soddisfatto l'assessore allo sport, Antonio Nicosia





Milazzo. Franco Bertoli e il suo “Panchine Pensanti”. ieri sera a Villa Vaccarino.
Soddisfatto l'assessore allo sport, Antonio Nicosia

Un incontro formativo e pillole di saggezza quelle di Franco Bertoli, ex campione di pallavolo e oggi mental coach nel corso della presentazione del suo “Panchine Pensanti” che ha dato al pubblico presente, un assaggio dei contenuti delle altre due serate in cui si svilupperà la sua permanenza qui a Milazzo.
Ma soprattutto in "Panchine Pesanti " , fuor di metafora, forse vuol dire : "noi siamo, nella nostra vita, il coach e il giocatore, il maestro e l’allievo, chi dirige e chi esegue.
Spesso pensando allo sport , in particolare al calcio , siamo presi dai risultati conseguiti, dal gesto tecnico, dagli schemi di gioco, siamo poco abituati a guardare l’evento sportivo da un punto di vista educativo e di quante possibilità possa offrire alla persona e al suo divenire. Diviene perciò importante l’aspetto psicologico e pedagogico all’interno dello sport (calcio); lo sport infatti, concorre alla formazione di una personalità armonica ed equilibrata che pone le basi per un’apertura a valori più alti come la cultura e la partecipazione sociale. Al centro di tutto questo vi sono figure essenziali ovvero i dirigenti, gli allenatori e accompagnatori tecnici che sono la guida tecnica, morale e educativa dei ragazzi, adolescenti e adulti (specialmente amatori) della propria società. La presa di consapevolezza del proprio ruolo ed impegno favorisce la valorizzazione dell’evento sportivo come risorsa della persona. L’enfasi sull’impegno, la serietà e la professionalità di tali figure, rassicura anche tutti quei genitori che affidano i figli alle società sportive. Lo sport non è solo competizione ma stile e personalità da parte di tutti coloro che a vari livelli lo guidano e lo praticano. Parlando di calcio, questo è ovviamente uno sport di squadra, dove un giocatore non può gareggiare senza l’apporto tecnico e tattico dei propri compagni. Il fatto di partecipare ad attività sportive in cui la disciplina prevede l’interazione tra più soggetti appartenenti alla stessa squadra, porta a sentirsi uniti in una collettività tale che si possa chiamare “gruppo”.
Quando si parla di bambini diventa rilevante l’importanza di instaurare e conquistare da parte del tecnico la loro fiducia e tenere sempre alta la loro attenzione, dimostrandosi sempre sereni, trasmettendo amore e la passione per lo sport, cercando di creare anche uno spazio di lavoro allegro e motivante dove il bambino si diverte senza distinzioni o rivalità personali. Il tecnico è colui che aiuta il piccolo calciatore a crescere individualmente e tecnicamente in un ambiente dove esistono regole, disciplina e rispetto reciproco. Ha il ruolo di fungere da modello e li aiuta a creare le giuste motivazioni insegnando loro attraverso adeguate metodologie le tecniche del gioco. Disputare una partita è una prova generale in cui ci si esercita per diventare grandi. L’allenatore è il regista, che sente la squadra, ne filtra gli umori, gestisce le sue energie.
Affinché la capacità di sentire la squadra sia intatta, egli dovrebbe rimanere sempre concentrato solo su di essa per capire e dare un senso agli stati d’animo ed ai malumori del gruppo. Spesso questo compito complicato, in quanto tocca reazioni emotive profonde, viene ostacolato da delle interferenze esterne, una tra le più delicate è quella che riguarda i genitori. O meglio quei genitori che si intromettono sul lavoro dell’allenatore invadendo lo spazio della relazione che si stabilisce tra il “mister” e il suo “allievo” dalle quali i genitori ne dovrebbero rimanere fuori. Ogni relazione educativa che il bambino instaura con chi arriva dopo i genitori dovrebbe essere lasciata vivere rispettando i ruoli, il genitore farà da spettatore silenzioso pur mantenendo l’attenzione. Solo così il piccolo atleta riuscirà a crescere in un ambiente sano ed equilibrato cogliendo quegli insegnamenti che lo sport regala e che sono insegnamenti della vita. Lo sport e qui specificatamente gli sport di squadra regalano valori importanti per la nostra vita, soprattutto se lo si pratica sin da piccoli perché ha funzione pedagogica insieme alla scuola, ai rapporti con i genitori e le reti amicali in modo da contribuire ad una buona crescita. Insegna per esempio a condurre una vita più regolare fatta di abitudini e di riposo in quanto gli allenamenti e le competizioni mettono a dura prova la forza fisica e emotiva dell’atleta.
Il giovane atleta impara attraverso le regole non solo tecniche ma anche di stile di vita quotidiana a sapersi ascoltare, a conoscere i propri ritmi, diventando maggiormente consapevole delle proprie capacità. Questo insegnamento avviene anche per gli atleti adulti sia professionisti che amatoriali, poiché la disciplina attraverso lo sport insegna ad apprezzare la vita regolare e attiva, a non dormire troppo o troppo poco, al piacersi al sentirsi in forma. La disciplina nello sport aiuta a gestire meglio gli impulsi, a controllare il proprio carattere, a saper rispettare gli impegni presi e a gestire l’umore. Spesso per i bambini, la scuola, un voto brutto, un rimprovero dei genitori può essere vissuto con impulsività e reazioni di pianto o ribellione, ecco che seguire ritmicamente uno stile di vita regolare dato dalle regole dello sport riuscirà a gestire anche queste situazioni. Anche per gli adulti ovviamente per ragioni diverse accade la stessa cosa; praticare lo sport, fa sentire più attivi e maggiormente motivati all’azione e conferisce una carica che si riversa anche in altri settori, quali la famiglia, il lavoro, la vita della comunità. Quindi la disciplina conduce a miglior risultati sportivi ed ha anche importanti ricadute a livello educativo. Un altro aspetto educativo dello sport è che prepara un terreno sul quale sviluppare delle amicizie; la collaborazione tra ragazzi, il gioco di squadra, gli allenamenti per il conseguimento di un risultato comune. Tanti bambini per esempio si avvicinano allo sport per seguire altri amici e qui l’amicizia fa da veicolo alla pratica sportiva. A livelli alti l’amicizia tra compagni di squadra diventa un elemento indispensabile per una piena esecuzione delle potenzialità pag. - 9 - individuali e della squadra, costringendo sia l’atleta singolo che tutto il gruppo a dare il meglio di se per raggiungere traguardi di prestazioni che spesso vanno oltre i limiti richiesti dall’allenamento. Anche negli adulti che praticano sport a livello amatoriale è facile ritrovare il piacere del gioco ed il divertimento di stare in compagnia, si sottolinea che spesso dopo gli allenamenti, si va a cena fuori, si sta insieme, ci si confronta. Il tessuto relazionale si intensifica, offrendo occasionali reti di supporto reciproche fra famiglie dei ragazzi e i membri della società sportiva
In novanta minuti Bertoli - l’uomo prima che lo sportivo, ha voluto consegnare al suo pubblico un modo di affrontare le sfide del quotidiano e la giusta maniera di sapersi porre nella relazione con gli altri e, prima ancora con se stessi.
Julio Velasco non è stato solo l’allenatore della generazione di fenomeni, ma anche un maestro al quale ispirarsi, dentro e fuori dal campo.
Il 2018 è un anno cruciale per la pallavolo italiana, prima di tutto per il mondiale casalingo che prese il via il 9 settembre, con la sfida d’apertura tra gli azzurri e il Giappone.
L’anno che segna anche il ritorno di Julio Velasco sulla panchina di Modena, formazione già allenata tra il 2004 e il 2006 e prima ancora tra il 1985 e il 1989. Riuscirà a ripetere i successi del passato?

Il maestro argentino ha segnato un’epoca non solo per le sue doti da tecnico, ma anche per la capacità di influenzare la mentalità di generazioni di allenatori.
Abbiamo raccolto le 10 frasi più significative pronunciate dal maestro di La Plata, ripetute come un mantra nelle nostre palestre (a volte anche a sproposito) e ormai incastonate nella storia del nostro Volley.
1 – Vittoria e sconfitta
«Chi vince festeggia, chi perde spiega».

2 – La cultura degli alibi

«Non riuscire a superare le difficoltà porta alla cultura degli alibi, cioè il tentativo di attribuire un nostro fallimento a qualcosa che non dipende da noi.

Ho conosciuto centinaia di atleti. Alcuni vincenti, altri perdenti. La differenza? I vincenti trovano soluzioni. I perdenti cercano alibi».
3 – Gli schiacciatori e l’alzata

«Gli schiacciatori continuano a parlare dell’alzata e io mi innervosisco. Sono esperti dell’alzata, sanno tutto. Uno li trova al bar e quelli stanno parlando degli alzatori.

Allora, io voglio attaccanti che schiacciano bene palloni alzati male. Gli schiacciatori non parlano dell’alzata, la risolvono».
4 – Il ruolo dell’allenatore

«Uno non è un grande allenatore quando fa muovere i giocatori secondo le proprie intenzioni, ma quando insegna i giocatori a muoversi per conto loro.

L’ideale assoluto avviene nel momento in cui l’allenatore non ha più niente da dire perché i giocatori sanno tutto quello che c’è da sapere».
5 – La colpa dell’elettricista


«L’attaccante schiaccia fuori perché la palla non è alzata bene. A sua volta l’alzatore non è stato preciso per colpa della ricezione. A questo punto i ricettori si girano a guardare su chi scaricare la responsabilità. Ma non possono chiedere all’avversario di battere facile, di modo da ricevere bene. Così dicono di esser stati accecati dal faretto sul soffitto, collocato dall’elettricista in un punto sbagliato.

In pratica, se perdiamo è colpa dell’elettricista».
6 – Il leader deve essere sé stesso

«Quello che non funziona, soprattutto con i giovani, è chi vuole essere ciò che non è. Perché gli altri se ne accorgono subito, cominciano a grattare, scoprono che sotto la superficie non c’è sostanza e ci ridono dietro.

Non è detto che il leader debba essere per forza un duro. Io lo sono, ma conosco grandissimi allenatori che hanno un altro modo di approcciarsi ai giocatori con gli stessi risultati».
7 – La differenza tra maschi e femmine

«Quando noi parliamo di sfida, ne parliamo sempre nella versione maschile. Ma uomini e donne funzionano in modo diverso.

Il ragazzino talentuoso prova la giocata più difficile. Prova ad attaccare nei due metri. E quando ci riesce alza le braccia per esultare, anche se prima ha tirato dieci palloni fuori. Noi maschi siamo così.

Quando ho allenato le donne mi è capitato di dover dire: «Provate, anche se sbagliate». Coi maschi non l’avrei mai detto, altrimenti sarebbe stato il disastro».
8 – Imparare a perdere

«Sono orgoglioso della squadra che ha vinto Mondiali ed Europei, ma sono altrettanto orgoglioso della squadra che ha perso le Olimpiadi di Barcellona. Per un motivo: perché abbiamo saputo perdere. Non abbiamo dato la colpa a un qualche fattore esterno. Abbiamo riconosciuto che l’avversario era stato più bravo di noi, punto e basta».
9 – L’importanza di essere giusti


«Il leader deve essere giusto. Pensiamo ai professori che abbiamo avuto a scuola. Ci sono stati professori esigenti, duri, che non perdonavano. E noi protestavamo, gli parlavamo dietro, ma mai con odio. Perché erano duri con tutti.

Odiavamo quelli che avevano le preferenze, quelli ingiusti».
10 – Brave e cattive persone

«Ai giovani io dico: voi dovete cercare di vincere il più possibile, ma non credete a chi dice che il mondo si divide in vincenti e perdenti.

Io credo che il mondo si divida soprattutto tra brave e cattive persone. Poi tra le cattive persone ci sono anche dei vincenti, purtroppo. E tra le brave persone ci sono, purtroppo, anche dei perdenti».

Bertoli continuerà stasera a proporre la sua esperienza di mental coach alle 19.30 a Palazzo D’Amico con un incontro formativo dal titolo “L’importanza di essere”.
Alle 16.30 sempre oggi 8 luglio, si vivrà un momento di sport con una manifestazione di Volley S3, di fronte al Palazzo comunale. E poi domani 9 luglio, il culmine della tre giorni di sport dedicata a Bertoli e alla sua formazione, con uno spettacolo teatrale nell’Atrio del Carmine alle 21.30, in cui l’autore darà voce alle sue Panchine pensanti insieme all’attore Francesco Zanlungo. Un’occasione per approcciarsi allo sport in maniera diversa, forse e sopratutto, pedagogica. Sicuramente un momento di arricchimento e riflessione sui giovani e lo sport, oggi.
Un riconoscimento a Franco Bertoli al giardino letterario, compiuto in totale sintonia tra l’amministrazione comunale nella persona dell’assessore allo sport Antonio Nicosia, la libraia Angelica Furnari, la società di pallavolo Nino Romano.


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