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Ho Visto Diego e dico 'o vero" di Ciro Ferrara




Diego Armando Maradona
Calciatore

Data di morte: 25 novembre 2020
Luogo di morte: Dique Luján, Argentina
Maradona nasce il 30 ottobre 1960 nel quartiere disagiato di Villa Fiorito, nella periferia di Buenos Aires. Il calcio sin da bambino è il suo pane quotidiano: come tutti i ragazzini poveri della sua città passa gran parte del tempo per strada giocando a pallone o facendosi le ossa in campetti disastrati. Sono i piccoli spazi in cui è costretto a giocare, fra macchine, passanti e quant'altro, che lo abitua a manovrare la palla in maniera magistrale.
Per tutti coloro che lo hanno amato rimane semplicemente il «mito», il piccolo grande uomo che è arrivato in una città come Napoli a cambiarne per sempre e irrimediabilmente la storia. 1984-1991: sette anni che valgono infinitamente di più, sette anni che sono una favola in cui il posto della bacchetta magica viene preso da un piede sinistro. A raccontarla, questa fantastica storia, è Ciro Ferrara, uno dei pochissimi nella cerchia degli «eletti», di quelli che hanno potuto ammirare con i propri occhi la verità. Uno che ha «visto» Diego, nel vero senso della parola. Quando Maradona è giunto a Napoli, Ciro era un giovanissimo difensore. Si sono ritrovati compagni nella prima squadra e, quando quel Napoli ha vinto tutto, insieme sono diventati protagonisti di una storia unica, impossibile da ripetersi. Con il passare del tempo, il destino ha costantemente creato appuntamenti magici tra queste due vite, in apparenza lontane, ma nella realtà dei fatti vicinissime e complici. Proprio come un'amicizia vera, bellissima e rara.
Un fuoriclasse senza tempo, resta uno dei migliori se non il migliore giocatore di sempre. Nato in Argentina, aveva 15 anni quando esordisce nel mondo del calcio. Nel giro di pochi mesi la sua carriera decolla, debutta in serie A e poi nella nazionale del ct Luis Cesar Menotti. Maradona lascia la povertà di Riva Fiorita, diventa un idolo del calcio e una icona di riscatto per il suo popolo. Gioca contro gli azzurri di Bearzot.
Il 29 giugno 1982 l'Italia batteva 2-1 l'Argentina per iniziare le due settimane magiche che avrebbero portato ad alzare la coppa del Mondo. Di questa partita rimase storica la marcatura a tutto campo di Claudio Gentile su Maradona.
Come ha poi raccontato lo stesso Gentilr «Io dovevo tenere Mario Kempes, non Diego, ma Bearzot venne in camera mia, la prese larga, mi riempì di elogi e poi mi chiese: te la sentiresti di marcare Maradona? Io credevo scherzasse, però risposi: “Mister, dov’è il problema?”»



Nei primi anni ottanta l'arrivo a Napoli di Diego in cui avvenne il fortunato acquist di Ferlaino
Poi l'arrivo a Napoli nel 1984, davanti a un San Paolo in delirio, la città lo ama tanto che ancora oggi in molti lo definiscono l'ultimo Re di Napoli. Mexico '86 laurea l'Argentina di Maradona campione del mondo con il gol di mano agli inglesi (la mano de Dios), la cavalcata solitaria di 60 metri seminando avversari sempre contro la perfida albione e la vittoria sulla Germania ovest. La stagione successiva (1986-87) Dieguito riesce nell'impresa di regalare al Napoli il suo primo storico scudetto e poi ha continuato a portare successi ed emozioni. Diego Maradona ha vinto di tutto e di più: un Mondiale dei grandi e uno dei giovani, tre scudetti (uno con il Boca, due con il Napoli), una coppa Uefa, due coppe e due supercoppe nazionali (doppietta con il Barcellona e con il Napoli), sei volte la classifica cannonieri (cinque in Argentina e una in Italia). In casa ha pure un Pallone d'oro alla carriera. Unico cruccio la Coppa dei Campioni. Ultima partita ufficiale con la maglia dell'amato Boca Juniors in un "superclasico" contro il River Plate. Poi è arrivato il momento degli scandali, delle denunce, del ruolo da allenatore, preso e mollato tante volte, delle incursioni nel mondo dello spettacolo, Maradona fa parlare di se sempre e comunque.
A Napoli, la notizia della morte Maradona, la tristezza era tangibile e di tutti (come di tutti è sempre stato D10S).
Quando è morto Maradona - una sorta di “spessa” tristezza riusciva a respirarla nell’aria , persone di ogni età recarsi in pellegrinaggio al murales di Maradona ai Quartieri Spagnoli e farlo composti, rispettosi del dolore proprio e consapevoli che era anche lo stesso, identico dolore degli altri.

Nello spiazzo esterno dello Stadio San Paolo, che nel frattempo il folkore della città aveva trasformato in un museo all’aria aperta di gadget dei tempi d’oro di Maradona.
Una sorta di museo a cielo aperto in ricordo del Pibe de Oro. davanti all’ex Stadio San Paolo
Un pellegrinaggio , ceri accesi e in tanti raccolti in preghiera e un riaccendere ogni singolo cero che nel frattempo il vento di una giornata di fine novembre insolitamente fredda stava spegnendo, dove e per un attimo tutti si sono sentiti di farne parte di una città che ancora si diverte a vedere le immagini di Maradona in campo e sa divertirsi solo se si diverte tutta insieme, così come sa piangere e farlo tutta insieme. Quel triste giorno i napoletani trasformarono lo slargo sotto il murale di Maradona nei Quartieri Spagnoli in un cenotafio, un monumento funebre in onore del campione.
Fonte: https://www.framezone.it/
foto Francesco Bottino






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