Il Calcio dilettanti, dietro le quinte con Antonio Brigandì , Photoreporter, fotografo ufficiale della Nuova Azzurra di Fondocunuovo
ANTONIO BRIGANDI' Photoreporter del Calcio di Prima categoria fotografo ufficiale della Nuova Azzurra |
Abbiamo deciso di dare un volto umano e riconoscere il lavoro anche alle tamte persone che con il loro lavoro hanno un ruolo importante anche fuori dal rettangolo di gioco.
L'occasione , la gara di sabato , Nuova Azzurra - Monforte SG 2-2 intendiamo dare un riconoscimento ad Antonio Brigandi Photoreporter ufficiale della Nuova Azzurra di Fondocunuovo, squadra di Prima Categoria Girone E
In una giornata, quella di sabato , caratterizzata dal risultato in campo che, potremmo definire " come il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno " proprio per evidenziare quello dopo tante volte si siamo chiesti : il racconto attraverso le immagini , gli eventi di una squadra di calcio di quartiere, di una piccola realtà che racchiude un complesso micro-mondo fatto da tanti attori e tante piccole ma avvincenti sfide.
Quello del Signor Antonio Brigandì , cioe di fare momoria e un omaggio ai protagonisti amanti di questo sport, calciatori , Dirigenti , Tecnici e tifosi veri, quelli che, nonostante la pioggia, il vento, il freddo o il sole cocente ogni domenica seguono la loro squadra dal bordo di campi a volte aridi a volte fangosi.
Attreaverso le sue, fantastiche, immagini testimonia la passione calcistica e uno spaccato delle nostre periferie.
Un viaggio in un universo a sè con le sue preoccupazioni, le sue speranze, le sue gioie e le sue delusioni. Non solo sport, il calcio in Italia e in ogni paese a forte tradizione calcistica, viene vissuto come dramma e mito. Tifare , documentare le immagini , crea una profonda associazione identitaria ed alto coinvolgimento emotivo che fa del calcio un vero e proprio rituale i cui simboli che offre ogni genere d’informazione sulla società e sulla cultura di un intero o di un pezzo di Comunità. Domenica dopo domenica, partita dopo partita, campo dopo campo, Antonio Brigandi , da quattro anni segue insieme alla squadra l’intera stagione della squadra che da quest'anno di è iscritta nel girone E del campionato di Promozione i
Dove nasce la tua passione per le foto?
In generale la fotografia ha sempre fatto parte della vita di molti di noi e anche oltre la nostra vita e quella di molti altri, che è legata a delle fotografie.
Le foto ingiallite, piccolissime e con i bordi a zig zag dei nonni. La scatola di cartone in cui teniamo le sue foto da giovane, foto in bianco e nero, poi ci sono le prime foto a colori, con i colori appena accennati che ci hanno avvicinare alla fotografia.
Ognuno di noi ha modi diversi di fotografare, c’è chi fotografa i propri cari , chi l’amore della sua vita e chi ama fotografare paesaggi , animali o un gesto sportivo.
Non c’è un giusto o sbagliato, ognuno attraverso la fotografia dice qualcosa, riesce a raccontare un sentimento e un’ emozione senza usare parole. Non solo si racconta cosa si vede, ma si racconta anche se stessi.
Avete mai provato a guardate le vostre fotografie?
La fotografia è più che una passione, la macchina fotografica è parte di noi , è una terza mano, un terzo occhio, senza il quale non riesciamo a muoverci , nemmeno a pensare. A volte ci sembra di non riuscire a respirare se non abbiamo con noi la fotocamera.
Ma quanto è bello sentire il click, il click è come il battito del cuore, come il tuono di un temporale, come il barrito di un elefante, il click è vita.
La fotografia – lo sappiamo tutti – è comunicazione. In quanto tale, ogni foto dovrebbe contenere, se non un significato ben preciso, quantomeno un messaggio, seppur a volte velato di ambiguità e doppiezza. nche la fotografia sportiva,
Questo significa che la fotografia è sopratutto l’arte di evocare, di indicare un aspetto del mondo che già esiste, ma che la sensibilità del fotografo riesce a sottolineare, a mettere in evidenza attraverso un punto di vista personale e unico. Fotografare significa quindi, prima di tutto, comunicare un’idea. Ma per poter esprimere un’idea bisogna prima formularla; la conditio sine qua non è che ci deve essere una precisa volontà per comunicare, un’idea esatta di cosa e come.
Il processo che porta alla realizzazione di una buona fotografia è un processo di selezione. Il fotografo deve saper vedere, nella disgregazione del mondo reale, quel particolare momento o quella particolare luce che restituiranno alla sua immagine quello che lui voleva rivelare. E dentro al fotogramma, magicamente, dovranno esserci solo gli elementi utili al racconto, tutto il resto deve essere eliminato in partenza.
La fotografia sportiva deve necessariamente essere testimonianza di un punto di vista privilegiato, e questo avviene quando l’autore, attraverso l’esperienza e la purezza della sua arte, riesce a congelare il momento perfetto, a cristallizzare un istante e renderlo immortale, restituendo all’osservatore tutta l’intensità e la sfolgorante bellezza di un attimo sfuggente, unico e irripetibile.
Tutti abbiamo negli occhi delle immagini memorabili, fotografie che hanno consegnato alla storia grandi imprese sportive, epiche ed emozionanti; ciononostante, il mio mestiere mi ha insegnato che anche la più piccola manifestazione di provincia è in grado di regalare forti emozioni e grandi insegnamenti.
Dal 1980 in poi la tecnica fotografica sportiva non conosce più i limiti o le restrizioni che alle origini le erano state imposte dalla velocità. Diventa possibile creare un'immagine che isola da distanze di centinaia di metri, in un colpo solo, un soggetto nel mezzo di un'azione offuscata, o congelare un oggetto che si muove a velocità molto elevata in modo netto e preciso. Mentre i primi fotografi 'riparavano' le immagini in camera oscura con trucchi artificiosi, come l'aggiunta di fondi piani e neutri su figure scontornate, adesso, grazie all'estrema flessibilità dei meccanismi d'inquadratura e di messa a fuoco elettronici, il fotografo gestisce il controllo degli equilibri tra primi piani e sfondi in maniera impeccabile. Schiacciando un pulsante da un telecomando si può pilotare lo scatto di una macchina appostata nei luoghi più insoliti e impossibili: dall'interno di un'automobile da corsa, o dal retro di una porta di un campo da calcio; la fotografia esegue un programma di sorveglianza totale su quello che succede nel suo raggio ottico d'azione. Oggi è possibile scattare a ripetizione quantità enormi di fotogrammi utilizzando apparecchi motorizzati e bloccare così tutti gli istanti più preziosi di una gara in corso ad altissime velocità.
Se l'avanzamento tecnologico nella creazione di immagini fotografiche ha concretizzato velocità irraggiungibili dall'occhio umano, l'elaborazione digitale le ha trasmesse via cavo, fibra ottica o segnale satellitare a ogni angolo del globo terrestre in tempo reale.
Negli ultimi anni il fotografo di sport non punta più sulla cronaca dell'evento, ma sulla spettacolarità dell'immagine allo scopo di fornire quelle emozioni, quelle sensazioni e illusioni che la televisione non può dare. Dietro tali strategie ci sono plausibili esigenze commerciali a cui l'editoria deve soggiacere, vittima del mercato e di una concorrenza mediatica agguerrita e molto spesso imbattibile. L'urgenza di raggiungere una fotografia formalmente e tecnicamente perfetta, ingannevole come un'illusione fantastica, ha sacrificato la volontà di afferrare la vita al volo, il mondo in presa diretta.
Il fotografo si è tolto i panni del testimone oculare e ha indossato quelli del prestigiatore. Avere riconoscimenti non significa più raccontare bene storie vere, di personaggi ed eventi reali, ma costruire immagini uniche, irripetibili, materializzare una visione sublime dello sport.
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